VECIO MIRAN
a cura di Maria Celeghin
Il "luogo" delle poesie della Signorina Maria è finora
stato la serena intimità del suo salotto, pieno di luce, di fiori e di begli
oggetti, in cui gli amici, sprofondati nella confortevole poltrona davanti
alla vetrata, con di fronte l'immancabile profumata tazza di caffè e il
buon cioccolatino calorosamente offerti, amano sentirle leggere dalla sua
bella voce, dall'impeccabile raffinata pronuncia di "vecchia miranese",
come lei ama con una inconscia civetteria definirsi,avendo gli anni su di
lei, e i suoi vivissimi capelli armoniosamente raccolti alla moda di un
tempo, lasciato solo un segno gentile. E' giusto ora, che in così gran numero, mese dopo mese, anno dopo anno, avvenimento dopo avvenimento, hanno finito per tracciare con tanta vivezza una storia della nostra Mirano, consentir loro di uscire, di affacciarsi alle pagine di un libro, per ridiventare memoria di tutti, per ricordarci come eravamo, e darci quindi maggior entusiasmo nel rendere visibile ciò che oggi siamo.
Le testimonianze della cultura orale, che tanto ricca ha reso la nostra vita paesana, si sono fatte ormai, a Mirano, rarità gioiosamente sorprendenti, inaspettata eco di un passato divenuto trama sempre più tenue su un ordito di distrazioni, di fretta, di individualismi senza sorriso, di strane e nuove paure di comunicare con l'altro, che non si conosce, né si è più curiosi di conoscere. Questa raccolta di versi, quasi rubata dalle ordinate pagine dei quaderni custoditi nel "comò de la nona", attraverso i segni di un'accurata calligrafia che già da sola basta a comunicare il fascino di un mondo desideroso di cose belle, è uno squarcio vivace di vita miranese, aperto su un passato i apparenza remoto, in realtà vicinissimo, che, se del tutto dimenticato, ci lascierebbe più poveri, con meno ricordi da offrire alle nuove generazioni, che di ricordi, pur senza saperlo, hanno un grande bisogno, magari solo per poterne sorridere, e con loro, sorridere dei nostri ingenui sogni d'allora.
(Gianna Marcato)